La qualita' senza un nome
Tuesday, 26 June 07
Il progetto come scelta e sacrificio
Il progetto e' un processo di scelta incrementale, almeno per chi, come me, crede nel progetto dal basso verso l'alto, dal particolare all'universale.Ogni scelta va ad incastrarsi sulle precedenti: deve sposarsi ad esse, a volte violarle in virtu' di un bene piu' grande. Sovente il processo di scelta riguarda di piu' cio' che non deve esistere di quello che invece va aggiunto.
Il sacrificio di cio' che non e' determinante genera la semplicita' e l'armonia del progetto, che non e' un processo di abbellimento, compositivo, ma un continuo compromesso in cui diverse necessita' lottano nella mente del progettista e solo alcune di loro hanno la meglio. Altre ne escono trasformate, o ridimensionate, o esaltate a tal punto che da contorno diventano protagoniste.
La qualita' senza un nome
There is a central quality which is the root criterion of life and spirit in a man, a town, a building, or a wilderness. This quality is objective and precise, but it cannot be named. The search which we make for this quality, in our own lives, is the central search of a person, and the crux of any individual person's story. It is the search for those moments and situations when we are most alive.
Christopher Alexander
Christopher Alexander
Cosi' il buon progetto assume quella caratteristica impalpabile, indescrivibile, che e' la qualita' senza un nome che viene piu' percepita che descritta, o che a volte descriviamo come semplicita' o essenzialita', o come armonia, trovando la nostra descrizione incompleta, lacunosa.
La qualita' senza un nome che possiede l'ipod, sulla cui superficie plastica l'unico punto centrale e' il cerchio che ci permette di interagire con il player, privo di parti mobili e piccolo nelle dimensioni anche al costo di non permettere la sostituzione della batteria interna qualora si esaurisse.
La stessa qualita' presente nei grandi progetti dell'architettura e nelle zampe degli insetti progettati dalla evoluzione.
La stessa qualita' che possiamo in qualche modo ritrovare nella essenziale interfaccia web di gmail o nei linguaggi di programmazione Scheme e SmallTalk.
Il progettista, gli utenti e gli uffici marketing
Cosi' come una ballerina si esercita in maniera incessante per anni per trasformare, se ha talento, le rapide contrazioni muscolari, gli stress meccanici della sua danza, in dolci e fluidi cerchi disegnati nell'aria, il progettista, sia esso architetto, creatore di applicazioni web o di player mp3, passa le ore cercando di mediare tra le diverse necessita' e del modo in cui metterle in relazione tra di loro possa creare il bello, il semplice, l'immediato, l'usabile.E' questo quello che conta, ed e' questo il lavoro del progettista, ed e' per questo che gli uffici marketing, gli utenti, o i programmatori tecnicamente smaliziati non bastano a fare il buon progetto, ma possono al contrario distruggerlo.
Cosi' ti sentirai proporre che sarebbe bello avere questa funzionalita' o che l'ufficio marketing ha deciso che e' proprio necessario effettuare una data modifica. Scelte che non facendo parte di un processo progettuale sono come una signora di mezza eta' abile quando va al mercato il sabato mattina a selezionare le giuste pezze per farne tovaglioli e gonnelline per la sua nipotina che in un sogno allucinante ma sempre piu' reale sale la scalinata che porta alla passerella dove una modella vestita di uno splendido vestito nero e lucente le cui piege dialogano con le sue forme perfette sta avanzando a passi lenti e felpati, per attaccarle sulla stoffa una sgargiante rosa fatta di lana e fil di ferro.
Il segreto delle startup
Credo che il motivo per cui in alcuni campi le grandi aziende non riescono a competere con quelle piu' piccole abbia molto a che fare col diverso peso relativo in sede decisionale che hanno in queste due tipologie di azienda le persone non direttamente coinvolte nel processo di sviluppo. Questo peso e' quasi nullo in una startup, da cui gran parte del vantaggio: si puo' fare cio' che si ritiene giusto senza ostacoli. Al contrario il peso decisionale delle persone esterne diventa determinante nelle grandi aziende, in cui piuttosto che dar credito ai propri sviluppatori si preferirebbe copiare dagli ultimi dilettanti arrivati.E' per questo che nel futuro del mio lavoro in seno a Merzia e in relazione allo sviluppo di applicazioni web cerchero', insieme a Fabio, di creare le condizioni giuste affinche' sia possibile progettare qualcosa di nuovo con la sola idea di cercare, anche se magari senza mai raggiungere, quella qualita' senza un nome.
E probabilmente inizieremo questo processo Venerdi' con un nuovo servizio web che per ora e' solo una idea, ma che iniziera' a diventare realta' qui a Marina di Ragusa a pochi passi dal mare.
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Comments
27 Jun 07, 03:16:05
Non ho mai letto nulla che riassumesse cosi` bene l'essenza della progettazione. Peccato che cosi` pochi progettisti abbiano questa consapevolezza. Purtroppo per molti la progettazione e` solo la rigida applicazione meccanica di procedure consolidate (nell'informatica meno, perche' nessuno e` riuscito a codificarle, per fortuna). Senza il processo doloroso del concepimento di una soluzione, non c'e` qualita`. Quando ritorneremo alla sapienza dei greci, che vedevano nella progettazione prima di tutto un arte, e poi una tecnica?
27 Jun 07, 08:08:29
@Fabrizio: grazie del commento. Il 20% che i lavoratori a google possono spendere nel portare avanti i progetti personali puo' essere assimilato a questo post nel senso che sicuramente in quel 20% possono procedere nel progetto senza alcun tipo di pressione esterna o quasi.
Pero' le condizioni ideali si realizzano piu' facilmente in una startup dove quel 20% e' invece vincio al 100% (o magari 80% perche' si fa anche altro solitamente per gestire gli aspetti burocratici ed altri aspetti non direttamente collegati allo sviluppo).
@Panta: Grazie, non avevo pensato completamente alla prospettiva storica. E' molto rassicurante pero' pensare che abbiamo solo per un momento perso la cultura progettuale che le civilta' passate hanno posseduto, anche fino a soli 500 anni fa e proprio nella nostra nazione! Mi chiedo anche io quando durera' quest'era buia, ma nel piccolo iniziano ad esserci alcuni segnali che nell'informatica inizia a farsi avanti l'idea del progetto come arte.
Forse proprio perche' come dici tu non e' stato possibile nell'informatica codificare delle procedure per arrivare ad un prodotto *commercialmente* accettabile step by step. Perche' visto da un punto di vista diverso un ponte non e' diverso da un software, e' solo che gli elementi di scontro, di tensione, sono poco importanti per la nostra cultura.
Se nella progettazione di un ponte gli elementi di integrazione con l'ambiente, panorama e sensazioni durante il percorso, minimo utilizzo dei materiali e intrinseca bellezza nel guardare l'opera fossero presenti allora il ponte sarebbe come un progetto architettonico o un programma e sarebbe ben difficile codificare delle regole!
Se invece l'unico interesse della nostra cultura e' fare un monolite su cui si puo' far passare il trasporto su gomma diventa facile, fai i calcoli e butti N metri cubi di grigio cemento ed e' fatta... piu' o meno.
Pero' le condizioni ideali si realizzano piu' facilmente in una startup dove quel 20% e' invece vincio al 100% (o magari 80% perche' si fa anche altro solitamente per gestire gli aspetti burocratici ed altri aspetti non direttamente collegati allo sviluppo).
@Panta: Grazie, non avevo pensato completamente alla prospettiva storica. E' molto rassicurante pero' pensare che abbiamo solo per un momento perso la cultura progettuale che le civilta' passate hanno posseduto, anche fino a soli 500 anni fa e proprio nella nostra nazione! Mi chiedo anche io quando durera' quest'era buia, ma nel piccolo iniziano ad esserci alcuni segnali che nell'informatica inizia a farsi avanti l'idea del progetto come arte.
Forse proprio perche' come dici tu non e' stato possibile nell'informatica codificare delle procedure per arrivare ad un prodotto *commercialmente* accettabile step by step. Perche' visto da un punto di vista diverso un ponte non e' diverso da un software, e' solo che gli elementi di scontro, di tensione, sono poco importanti per la nostra cultura.
Se nella progettazione di un ponte gli elementi di integrazione con l'ambiente, panorama e sensazioni durante il percorso, minimo utilizzo dei materiali e intrinseca bellezza nel guardare l'opera fossero presenti allora il ponte sarebbe come un progetto architettonico o un programma e sarebbe ben difficile codificare delle regole!
Se invece l'unico interesse della nostra cultura e' fare un monolite su cui si puo' far passare il trasporto su gomma diventa facile, fai i calcoli e butti N metri cubi di grigio cemento ed e' fatta... piu' o meno.
30 Jun 07, 04:43:50
Bellissime considerazioni, espresse in modo davvero poetico.
Filosofie come "code is poetry" del team di wordpress, o "possa la bellezza essere ovunque attorno a me" di Juza, Fanno fare grandi cose, in tutti i campi.
Mi ha ricordato alcune considerazioni di un articolo di Baricco su Renzo Piano e la nuova Morgan Library:
http://www.oceanomare.com/ipsescripsit/articoli_le...
Filosofie come "code is poetry" del team di wordpress, o "possa la bellezza essere ovunque attorno a me" di Juza, Fanno fare grandi cose, in tutti i campi.
Mi ha ricordato alcune considerazioni di un articolo di Baricco su Renzo Piano e la nuova Morgan Library:
http://www.oceanomare.com/ipsescripsit/articoli_le...
01 Jul 07, 09:44:43
Ciao Maestro, bel post... certe volte mi stupisci :)
Io ho un approccio diverso dal tuo, mi serve sapere cosa la macchina/software deve fare poi passo al come lo fa e continuo sempre piu' nel dettaglio.
Ma non è questo l'importarte, al di là di top-down o bottom-up, si ha che sempre, ripeto sempre, il progettista è limitato o forazato dalle scelte di una terza persona.
Eminenza grigia interposta tra lui e la sua creazione.
In genere l'eminenza grigia, o meglio riprendendo un libro (momo), dicevo in genere quest'"uomo grigio" valuta e pesa solo due cose: soldi e tempo.
La qualità non è neache contemplata se non dopo a giochi fatti.
Tutto subito e tutto a basso costo.
Solo chi e' libero, chi lavora per se puo' permettersi qualche liberta'.
Ti faccio un grosso inbocca al lupo per questo nuovo progetto, e ovviamente ne parleremo tra qualche mese con un bel mojito in mano.
A presto
Io ho un approccio diverso dal tuo, mi serve sapere cosa la macchina/software deve fare poi passo al come lo fa e continuo sempre piu' nel dettaglio.
Ma non è questo l'importarte, al di là di top-down o bottom-up, si ha che sempre, ripeto sempre, il progettista è limitato o forazato dalle scelte di una terza persona.
Eminenza grigia interposta tra lui e la sua creazione.
In genere l'eminenza grigia, o meglio riprendendo un libro (momo), dicevo in genere quest'"uomo grigio" valuta e pesa solo due cose: soldi e tempo.
La qualità non è neache contemplata se non dopo a giochi fatti.
Tutto subito e tutto a basso costo.
Solo chi e' libero, chi lavora per se puo' permettersi qualche liberta'.
Ti faccio un grosso inbocca al lupo per questo nuovo progetto, e ovviamente ne parleremo tra qualche mese con un bel mojito in mano.
A presto
10 Apr 08, 07:19:11
Veramente interessante come approccio in generale a mediare, perennemente mediare tra le naturali diversità e contraddizioni,
Paolo
Paolo
ma non riuscivo a trattenermi dal non dire:
poetico questo è un post poetico. :)
PS: secondo te il 20% di tempo libero che gli sviluppatori di google hanno per sviluppare le loro idee può essere assimilato al messaggio di questo post?