Individualismo 2.0

Monday, 02 October 06
C'e' un elemento del web2.0 che dovrebbe essere una sorta di filo di Arianna per il progettista di un nuovo servizio, capace, piu' che di svelargli la giusta strada per giungere alla applicazione di successo, di preservarlo da scelte che si tradurrebbero in un probabile fallimento: l'individualismo.

Tale affermazione puo' apparire a prima vista in forte contraddizione con l'elemento social del web2.0, eppure i due elementi di socialita' e di individualismo convivono in armonia in molto siti web2.0 di successo. Se stai sviluppando una nuova applicazione la mia idea e' che dovresti avere molta piu' cura dell'individualismo che dell'elemento sociale, almeno in una prima fase, perche' una breve analisi della tua idea alla luce di questo aspetto ti puo' svelare in maniera molto veloce se hai un bug contettuale nella tua applicazione.

La domanda fondamentale da porsi e' questa: cosa ci guadagna l'individuo singolo ad utilizzare il mio servizio, e perche' dovrebbe continuare a tornarci regolarmente?. Se sai rispondere a questa domanda con una risposta convincente, sei nella buona strada. Per argomentare il mio punto di vista voglio prendere in esame un po' piu' in dettaglio tre applicazioni web2.0. delicious, flickr, digg.

Delicious: l'utente di delicious ha un vantaggio fondamentale ad utilizzare il servizio (cosi' come qualunque altro utente di servizi di social bookmarking). Organizza i suoi siti online, ci accede da dove vuole. Non e' interessato nell'essere parte di coloro che forniscono le informazioni per stilare /popular, o almeno questo non e' il suo pensiero principale. Lui opera nel suo interesse individuale di avere un sistema migliore per organizzare i suoi bookmark, il fatto che le informazioni da lui inserite nel sistema creino, sintetizzate, delle risorse di interesse collettivo e' quasi un effetto collaterale.

Poi ovviamente gli stessi utenti sono come individui interessati a leggere /popular/tag-di-loro-interesse, e anche a spedire la loro pagina di preferiti ad un amico, ma cio' che tiene in piedi il sistema e' la convenienza del singolo ad immettere dati. Per quanto riguarda la necessita' di ritornare sul sito... be e' abbastanza ovvio.

Flickr: piu' o meno lo stesso discorso di delicious, con una componente di ego in piu'. Infatti c'e' una parte degli utenti il cui unico interesse e' quello di avere un buon sistema per organizzare le proprie foto. Altri con velleita' artistiche lo usano anche come una vetrina. Quasi nessuno mette i tag alle proprie foto perche' si sente parte di quel fenomeno social che consentira' a chi arriva di trovare foto sugli argomenti di loro interesse, il problema dell'utente e' essere in grado alcuni mesi piu' tardi di trovare le foto relative ad un dato evento, viaggio, e cosi' via. L'utente visita regolarmente flickr per vedere le proprie foto e quelle degli altri, o per trovare foto su argomenti specifici.

Digg: Per visitare digg l'utente ha diverse ragioni: qualcuno puo' semplicemente farlo per procrastinare, molti si rilassano nella pausa pranzo con i link piu' divertenti, tanti altri voglino essere sempre on the edge, informatissimi sulle ultime novita' tecnologiche. Per l'utente questi siti rappresentano una buona sintesi delle cose interessanti che passano online, o una fonte di divertimento: in tutti e due i casi l'utente ha una convenienza individuale. Poi c'e' la regola dell'1%, che vede una piccola parte di utenti impegnati a proporre e votare le news con una certa costanza: il sito non si potrebbe sicuramente reggere senza il 99% rimanente, ma anche questo 1% e' in parte spinto da un meccanismo individuale. Alcuni tra quelli che postano sono interessati a pubblicizzare le proprie risorse. Altri semplicemente si divertono col sistema e non hanno molto da fare. L'elemento social in una piccola parte di utenti e' presente in maniera genuina, anche se magari spinto dall'elemento ego: vuoi vedere che sono cosi' figo che la new che posto arriva in home?

Non c'e' solo l'indivisualismo

Infatti ci sono risorse splendide come Wikipedia che sono visitate da tantissimi utenti al giorno e sono state compilate da una piccola parte degli utenti complessivi, magari senza particolari scopi individualistici. Insomma si puo' sperare sempre nell'1% che e' piu' sveglio, capace e interessato dell'utente medio e fa quello sforzo in piu', per gioco o per passione, che ha come effetto l'arricchimento di una risorsa, ma in molti casi soddisfare un bisogno dell'individuo e' la scelta migliore nella creazione di una applicazione web2.0 che non e' destinata a fallire in breve tempo.

Siccome non mi va di criticare direttamente nessuno da questo spazio, ho fatto un esercizio di cui non espongo il risultato, ma che potete fare anche voi: pensate alle applicazioni web2.0 che conoscete di cui non riuscite bene a vedere il bisogno dal punto di vista dell'individo, poi andate a vedere tramite alexa i livelli di traffico che raggiunge: in molti casi sono riuscito a prevedere bassi livelli di traffico anche di siti che erano stati pubblicizzati molto negli ultimi mesi.

Un forte campanello di allarme e' rappresentato da siti che sembrano aver messo al centro l'elemento social: "L'utente va sul sito, aggiunge le risorse che conosce cosi' anche gli altri potranno vederle, poi se per caso un utente ha bisogno di sapere per la risorsa X cosa esiste (possibilmente una risorsa di cui la persona media ha bisogno raramente) va a consultare la lista, e' molto social!", molto social... ma sara' un successo? Ho qualche perplessita' :)

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