Web2.0 a Torino e l'advertising come modello di business.

Wednesday, 04 October 06
Sono arrivato a casa qualche ora fa, reduce della giornata sul web 2.0 indetta dal Topix, e sinceramente contento di aver partecipato all'evento.

Giorno tre ottobre parto alle 4:30 da Marina di Ragusa, avro' dormito neppure due ore perche' per abitudine vado tardi a letto dunque non c'era soluzione. Arrivo all'aereoporto di Catania dopo aver percorso 90 Km in piu' di un'ora e mezza: la strada sembra una vipera che ha ricevuto un colpo sul fianco e per reazione si e' contorta, oltre ad essere stretta e piena di TIR. Da Catania parto con un volo Meridiana che arriva con qualche minuto di anticipo (sul volo mi hanno macchiato i gia' non lustri pantaloni col cappuccino, ma erano simpatici e a Meridiana non hanno ancora rinunciato alle assistenti di volo di bella presenza pare). a Torino mi accorgo che la stagione e' diversa, il cielo e' coperto, c'e' la nebbia, 17 gradi, ma cosa importa? Un ragazzo che lavora per Topix mi da uno strappo al castello di Rivoli, suggestiva sede dell'incontro. Sono l'unico che non e' vestito in maniera normale per queste occasioni, ma ci sono abituato e me ne faccio una ragione nel giro di 7 millisecondi.

Il resto e' un susseguirsi di interventi, domande, risposte, in cui per fortuna c'e' poco trito e ritrito e una buona dose di sostanza, in particolare alcuni video proiettati con interviste che arrivano dall'altra parte dell'oceano e alcuni interventi sono stati una fonte di ispirazione. Essendo uno dei relatori ho parlato un po' di Merzia, di Ajax, e dell'individualismo nel web 2.0.

Durante la giornata, sia pubblicamente che in discussioni private, e' stato al centro il problema di avere come modello di business l'advertising, funziona o no? E' un modello sostenibile per una startup web2.0 che aspira presto o tardi a portare a casa la pagnotta attraverso il proprio lavoro? Non ho la pretesa di arrivare a conclusioni, ma ecco un po' una sintesi delle cose che ho sentito dire e di quelle che mi sono passate per la testa.

Advertising come modello di business

C'e' un detto (che probabilmente corrisponde a verita') negli ambienti del marketing 2.0 (ormai ne abuso allegramente di questo 2.0...). Dice che se il tuo sito e' molto trafficato, presto o tardi qualcosa in termini di guadagni la produci. La base teorica del detto sta nel fatto che in generale la banda costa molto di meno rispetto a quanto si puo' guadagnare con la pubblicita' che ha come target diverse decine di migliaia di utenti al giorno. In realta' questa equazione significa solo che non arriverai mai a perderci se non hai una struttura pesante. Da qui a creare una startup che crea applicazioni web2.0 ed ha come unica o primaria fonte di reddito l'advertising il passo non e' poi cosi' breve.

Nel mio intervento ho detto che mi piace di piu' il modello alla Flickr in cui c'e' una parte pro del prodotto a pagamento, ma cio' e' banale, tutti vogliono essere pagati direttamente per il servizio se e' possibile, e magari combinare questo con una forma di advertising. Il problema centrale e' se l'advertising funziona o no da solo. Ci sono un sacco di applicazioni che gli utenti hanno voglia di usare in cui la parte a pagamento e' pura utopia, e non si puo' liquidare una importante branca del web2.0 solo per il sospetto che l'advertising sia una terreno ostico.

In un intervento si diceva "se l'advertising funziona con gli altri media e regge la TV e la radio perche' non dovrebbe andare bene per internet?". Bella domanda. Alcune differenze di certo ci sono, questi sono mezzi di broadcasting e spendono una cifra fissa per erogare il loro servizio. Se sono seguite da 100 o 10000000 persone poco importa, il costo e' praticamente costante almeno a parita' di superficie coperta dal servizio. Su internet e' un po' diverso, ma allora come mai google ha fatto dell'advertising la propria fortuna? Puo' lo stesso concetto essere portato al web 2.0?

Pensando a tutti questi punti la risposta naturale che mi sono dato e che si, alla fin fine l'advertising dovrebbe poter produrre da solo dei guadagni significativi, il problema pero' e' a questo punto: L'advertising funziona solo per i siti grandi o puo' funzionare anche su siti che hanno che so, 30 mila visitatori al giorno?.

In realta' per fare un sito di successo magari bastano poche persone, e' vero che la banda e i server caricano un po' i costi per ogni utente in piu' da servire, ma la cosa scala molto bene, si capisce. Il problema per come la vedo io e' che sui piccoli numeri per produrre un sito servono comunque un certo numero di persone, almeno due diciamo, e anche se trentamila visitatori al giorno non sono pochi, non si riescono a pagare i costi di una azienda che merita tale nome.

Il panificio sotto casa con 1000 clienti fa business molto meglio di un sito web2.0 con 30000 clienti se usa l'advertising come unica fonte di guadagno. E' un po' strano non credete? A parita' di persone che lavorano in quella struttura e con una preparazione molto diversa (non dico che tutti possono fare pane, ma fare una applicazione web2.0 necessita di capacita' un po' meno frequenti da reperire).

Verrebbe voglia di affermare che se vuoi fare una web application che vive di advertising devi provare a scrivere qualcosa che ha buone probabilita' di superare la soglia dei 100.000 visitatori unici al giorno. E' una brutta idea, significa per una startup rimanere in perdita per un lungo periodo iniziale (e dunque avere necessariamente bisogno di investitori), e che alcune applicazioni di nicchia sono insostenibili con questo modello. Ma forse il problema e' diverso...

Cos'e' che non funziona? ovvero, c'e' forse una crepa nel muro di adsense?

La mia impressione e' che uno dei problemi principali tra quelli che non permettono di tramutare 30 o 50 mila visitatori unici al giorno in un ammontare decente di guadagni (che non consenta soltanto di sopravvivere ma di andare avanti in maniera decorosa, investendo su nuovi prodotti, e magari allargando la struttura se possibile) ha un nome: adsense.



Al contrario di Google che ha pieno controllo sugli annunci che visualizza sul proprio sito, e in barba alle API, ai mashup, e tutti i modi in cui le nuove applicazioni web interagiscono, adsense per l'utente comune e' una blackbox che molto spesso visualizza annunci assolutamente non in target con cio' che potrebbe interessare ai visitatori.

Vani sono molti sforzi di ottimizzazione, alcuni siti web2.0 di successo proprio non sono fatti per avere contenuti che il web robot di adsense possa utilizzare per fare la giusta scelta, invece chi ha creato il servizio spesso conosce molto bene i propri utenti, e sa che sono interessati al nuovo modello di ipod o all'ultima playstation portatile. Non c'e' modo per ottenere un tale effetto.

Idem per quanto riguarda i servizi basati sui tag. Se il mio utente continua ad inserire risorse sotto il tag tennis evidentemente so perfettamente cosa visualizzare negli annunci, ma non posso usarlo a mio vantaggio, non in maniera diretta almeno.

Alcuni concorrenti di adsense quali Chitika hanno fatto la scelta giusta e permettono di passare delle keyword per targhettizzare gli annunci. Purtroppo pero' non si tratta di annunci testuali, e la base degli inserzionisti non e' neppure lontanamente comparabile. Se proprio vogliamo vedere se l'advertising funziona bene col web2.0, il primo step e' quello di avere la possibilita' di accedere ad un servizio di advertising 2.0, e adsense non lo e' almeno dal punto di vista del controllo che hanno gli espositori su cio' che viene visualizzato.

Sarei molto interessato a sentire altre opinioni su questo argomento, dunque i commenti sono come sempre benvenuti.

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