2015, PHP oltre i suoi limiti

Monday, 16 October 06
L'8 dicembre del 2014 il consiglio superiore del governo tecnofobico italiano approvava con 29 voti favorevoli ed un astenuto l'ennesimo provvedimento informaticida, che vietava l'utilizzo di qualsiasi linguaggio di programmazione diverso dal PHP.

Nel mare dei provvedimenti adottati negli ultimi due anni questo sembrava un dettaglio, ma quando Mario Scelli apparse con la sua grossa faccia quadrata sul canale governativo dell'unico media incoraggiato dal governo (la televisione) Arturo Rezano ebbe la sensazione tattile di una catena al collo, che lo tirava verso un mondo in cui Charles Darwin era un pazzo e la liberta' di comunicazione digitale una assurda pretesa terroristica.


Italiani!
Il Governo Tecnofobico
e il vostro padre Mario Scelli
allo scopo
di preservarvi dagli enormi pericoli
che l'utilizzo della tecnologia comporta
e che
in un non lontano passato
ha quasi distrutto l'ordinamento sociale del nostro paese
e offuscato le sue straordinarie radici Romane
mette al bando, da questo momento e per sempre
l'utilizzo di qualunque linguaggio di programmazione diverso dal PHP
per tutti gli usi
permessi dallo stato.


Scelli pose un'enfasi particolare pronunciando le ultime parole. Era arrivato al potere poche settimane dopo la fine della rivoluzione tecnofobica italiana, che era stata il culmine della reazione scaturita contro la societa' 2.0 da parte del vecchio sistema. Il potere ancora esercitato dai vecchi interessi economici e politici aveva avuto la meglio contro l'ondata di cambiamento culturale e sociale innescata anni prima dal web 2.0, che aveva portato ad un modello di societa' in cui le informazioni circolavano senza filtri e le persone iniziavano sempre di piu' a prendere coscienza.

Ora che avevano intuito i rischi del web come strumento di modifica della societa' e vinto la rivoluzione terrorizzando le masse tramite il bombardamento mediatico e la corruzione, i vecchi poteri avevano dato una svolta difficile da invertire al governo. Volevano essere sicuri che un movimento simile al web 2.0 non potesse emergere nuovamente: avevano simulato un attacco terroristico alle citta' di Roma e Milano tramite mezzi informatici, e utilizzato i suoi esiti catastrofici come volano per le riforme anti tecnologiche, la messa al bando del web che era stato rimpiazzato con una intranet governativa, la possibilita' di programmare qualunque computer connesso solo previa autorizzazione e commissariamento da parte del governo, e ora la soppressione di qualunque linguaggio di programmazione diverso dal PHP.

I linguaggi a basso livello destavano preoccupazioni perche' permettevano di modificare i sistemi informatici troppo direttamente. D'altra parte il governo burocrate e liberticida aveva necessita' di strumenti informatici al fine di controllare ogni scambio e interazione tra i cittadini. Il punto di incontro tra i diversi interessi era stata l'intranet governativa, disconnessa dall'internet mondiale. L'intranet era gia' in gran parte sviluppata in PHP anche se fino a quel momento gli altri linguaggi erano permessi per uso privato su sistemi non connessi. Di tutti i linguaggi dinamici PHP era piaciuto molto a Scelli e ai suoi collaboratori per le sue limitazioni e mancanze di astrazioni. Evitava di far sembrare la programmazione una attivita' particolarmente creativa, ed era scomodo elaborare algoritmi e programmi complessi in tale linguaggio.

Arturo Rezani corse al suo PC in un mix di rassegnazione per le sorti del paese e deviata eccitazione immaginando quello che stava accadendo in quel momento nell'interstizio: gli altri hacker avevano sicuramente sentito la notizia ed erano li a discutere. L'interstizio era il modo in cui veniva chiamato un baco della intranet governativa che consentiva tramite delle richieste malformate ad uno script di servizio di accedere ad una tabella del database liberamente scrivibile e leggibile: sulla base di questo baco era stata creata una pagina in javascript che ricreava una chat e un sistema di scambio file, seppur estremamente lento, che tutti gli hacker utilizzavano per tenersi in contatto.

Non parlavano mai della loro identita' reale, ma coltivavano la loro passione per l'informatica e la loro voglia di liberta' in quello spazio che stava di fatto tra blocchi precostituiti dell'intranet governativa (per questo motivo era stato chiamato interstizio). Infatti la chat era particolarmente affollata: 63 utenti quel pomeriggio, su un totale di alcune centinaia in tutta Italia che erano a conoscenza di come accedervi (e avevano ricopiato in locale la pagina in javascript sui loro computer a mano da un foglio di carta passato da un amico fidato o da un collega che l'aveva inserita nella tasca del loro cappotto a loro insaputa). Molti di loro, come lo stesso Arturo, facevano di professione i programmatori statali: scrivevano codice per le applicazioni burocratiche dell'intranet governativa. L'idea di dover utilizzare soltanto PHP era pesante da digerire nel 2015: il governo fino a quel punto aveva tollerato l'utilizzo di linguaggi diversi ed una certa liberta' di sperimentazione su computer non connessi.

Dal punto di vista del governo il problema non era un computer programmato in maniera creativa, ma un computer in rete con un software che consentisse il libero scambio di idee. Il consiglio pareva avere nuove mire: abbassare il livello di interesse che i computer potevano avere sui giovani brillanti. Se non si poteva rinunciare in quella fase storica alla tecnologia si poteva almeno renderla noiosa. Il risultato sarebbe stato un numero inferiore di hacker potenziali e di conseguenza una minore possibilta' che i cittadini si organizzassero per riuscire a comunicare liberamente sulla intranet governativa o addiruttura che riuscissero ad accedere all'internet modiale, piena di siti dedicati alla situazione italiana (che era uscita dalla comunita' europea quattro anni prima) e preziose informazioni su come accedere all'internet dall'italia tramite mezzi di fortuna.

Quel pomeriggio la tabella del database, guidata dallo script buggato alla base dell'interstizio, fu aggiornata centinaia di volte. Un computer, da qualche parte nei locali preposti del ministero dell'interno (e sorvegliati da guardie armate) fortunatamente dimenticato in produzione, vide la testina del proprio disco schizzare da una parte all'altra sotto lo scorrere voloce delle idee degli unici hacker rimasti in italia.

Alla fine venne presa una decisione: la prima mossa di resistenza sarebbe stata giocata all'interno dei limiti imposti dal governo. Avrebbero utilizzato la loro creativita' per portare il PHP oltre i suoi limiti.

Arturo Rezani saluto' gli altri con un "ping", il saluto usato nell'interstizio che ricordava i tempi in cui la rete era libera e aperta. Alcuni altri risposero "pong". Usci' dalla pagina in javascript, aperse l'editor e' inizio scrivendo

<? ...

A parte lo scherzo...

Il prossimo articolo che apparira' su questo blog vuole esplorare i troppi limiti del PHP, e cercare di capire fino a che punto si riesce a superarli anche al costo di forzare in maniera pesante (e inutilizzabile nella pratica) il linguaggio.

A risentirci tra qualche giorno dunque... Nel mentre se avete spunti interessanti o volete testimoniare l'inadeguatezza del PHP in alcune situazioni reali, commentate pure!

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